Siamo in migliaia, ci troviamo
in Italia da anni, veniamo da paesi lontani in cerca di un futuro per
noi e per le nostre famiglie. Ci rivolgiamo alle istituzioni italiane ed
europee per rivendicare i nostri diritti di cittadini. Le nostre storie
sono difficili da raccontare, molti di noi hanno conosciuto la fame, la
miseria, le persecuzioni, hanno visto le compagne e i compagni di
viaggio morire nel deserto o in mare. Pensavamo di trovare ospitalità , e
invece in questo Paese siamo esclusi, sfruttati, senza diritti.
Ci siamo messi insieme, abbiamo deciso di protestare per far conoscere a tutti la nostra situazione. Con la “Barca dei Diritti” abbiamo manifestato nei mesi scorsi, eravamo in tanti e tante in piazza Esquilino a Roma, bianchi, neri, rossi, gialli. Abbiamo urlato al microfono le nostre ragioni, abbiamo suonato la nostra musica e alzato centinaia di cartelli. Continueremo a farlo finché qualcosa non cambierà .
Tutti insieme abbiamo scritto la Carta di Lampedusa per rivendicare i nostri diritti. Abbiamo deciso di costruire una campagna di mobilitazione insieme alle reti antirazziste che abbiamo incrociato in questi mesi, per migliorare le nostre condizioni, per renderci persone e restituirci dignità . M2P / Mandela-Madiba Project, una campagna che sia uno strumento per avanzare le nostre rivendicazioni, idealmente dedicata a un grande uomo, un nostro fratello simbolo della migliore Africa.
Vogliamo il documento.
Molti
di noi sono in Italia da anni senza permesso di soggiorno. Siamo
invisibili, ricattabili, non possiamo lavorare in regola, affittare una
casa, rischiamo ogni momento di venire fermati dalla polizia. Molti di
noi sono stati nei centri di espulsione, per mesi. Ci mettono in
carcere, perché quei centri sono peggio delle prigioni, ma poi ci fanno
uscire perché non ci possono espellere. Abbiamo chiesto asilo, non ce
l’hanno dato, ma non ci possono rimandare nei nostri paesi perché lì non
c’è libertà .
Vogliamo
il documento, così come i nostri fratelli e le nostre sorelle che sono
scappati dalla Libia nel 2011. Vogliamo il documento, senza dover pagare
mille euro per la sanatoria. Nel 2012, chi lavorava a nero ha dovuto
dare i soldi al padrone per avere la possibilità di essere in regola. E
molti sono stati truffati, hanno dato i soldi ma non hanno avuto il
permesso.
Vogliamo
il documento, vogliamo che chi ha lavorato per anni e poi è stato
licenziato possa rinnovare il permesso per un periodo più lungo, vista
la difficoltà di trovare un nuovo lavoro regolare in questo momento.
Vogliamo
il documento, vogliamo che come accade in diversi paesi europei chi
possa dimostrare di stare in Italia da più di cinque anni senza aver
commesso reati debba avere il permesso di soggiorno.
Vogliamo il documento, perché senza documento niente è possibile.
Vogliamo lavorare.
In
Europa c’è la crisi economica, e in molti perdono il lavoro. Ma noi
stranieri troviamo sempre un impiego, in regola o a nero, perché andiamo
nei campi, nei cantieri, facciamo le pulizie, sgobbiamo per noi e per
questo Paese.
Vogliamo
lavorare senza essere sfruttati, vogliamo avere la possibilità di
denunciare i datori di lavoro che non ci mettono in regola.
Vogliamo
lavorare con dignità , onestamente, per il bene di tutti. Vogliamo
rispetto, anche quando non per colpa nostra ci troviamo costretti a
vivere violando le regole. Molti di noi si danno da fare facendo gli
ambulanti. Spesso ci sequestrano la merce, ci trattano come delinquenti.
Fanno rispettare la legge, ma non fanno rispettare i nostri diritti
quando siamo operai, braccianti, badanti. Tutto questo deve finire.
Vogliamo la salute.
Quando
siamo arrivati qui eravamo giovani e forti, in piena salute. Spesso ci
sentiamo emarginati perché gli italiani hanno paura di un contagio, ci
dicono che portiamo malattie. Ma noi ci siamo ammalati proprio qui in
Italia, perché viviamo in condizioni difficili, non abbiamo la
possibilità di prenderci cura di noi stessi e siamo costretti a svolgere
lavori faticosi e pericolosi. Spesso non andiamo in ospedale quando
stiamo male. Chi non ha i documenti ha paura. Ci hanno detto che in
Italia le cure sono assicurate a tutti,
anche agli stranieri non in regola, ma non tutti lo sanno. Nessuno
parla la nostra lingua e non ci sono mediatori. Capita anche che i
medici facciano storie, e allora meglio starsene a casa. In questo
Paese, farsi curare è difficile per noi stranieri.
Vogliamo diritti e dignità .
Chiediamo
che la legge sull’immigrazione venga modificata. Chiediamo diritti per
tutti, e questa è una battaglia di tutti, dei cittadini italiani e dei
cittadini stranieri, che sono nuovi italiani. Basta con il sistema delle
quote flussi, che impedisce a chi si trova nel Paese di ottenere un
permesso. Basta con la burocrazia e i ritardi nel rinnovo dei permessi,
che ci impediscono per anni di far visita alle nostre famiglie lontane.
Uno Stato di diritto non può consentire tutto questo.
Le comunità migranti di
M2P / Madiba-Mandela Project
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